"FILOSOGNANDO. OVVERO I SOGNI DEI FILOSOFI" - QUADERNO Nº 5 DEL CAFFÈ FILOSOFICO - AUTORE: PATRIZIA DE CAPUA

10.12.2007 21:00

 

Il sonno della ragione genera mostri. Ma cosa sogna la ragione, ovverosia cosa sognano i filosofi?

È ciò che ha provato ad immaginare Patrizia de Capua in questo nuovo “Quaderno del Caffè filosofico”, il numero 5, intitolato per l’appunto Filosognando ovvero i sogni dei filosofi. Si tratta di un dialogo immaginario con alcuni filosofi e fra filosofi e persone a loro care, destinatarie di improbabili missive. Un filosofo scrive al proprio maestro, agli alunni, ai posteri, ma anche ai familiari, raccomandandosi alla memoria di chi accoglierà quei pensieri e li rimaneggerà ermeneuticamente. Non si tratta tuttavia di una invenzione letteraria priva di ogni fondamento: in questa rassegna di “lettere”, divisa in due grandi sezioni, dedicate rispettivamente agli antichi e ai moderni, trovano spazio considerazioni realmente espresse dai pensatori di tutti i tempi, sogni realmente sognati o interpretazioni del sogno di volta in volta tentate da chi, come i filosofi, non cessa di interrogarsi sul significato di ogni aspetto della vita umana. Il sonno e il sogno non possono certo restare esclusi da una fenomenologia dell’esistenza. Ma che differenza c’è fra un uomo qualsiasi e un filosofo che sogna? E quali domande si pongono i filosofi relativamente ai sogni?

Il libro, che sarà offerto come consueto omaggio di fine anno ai soci, si avvale di una postfazione del prof. Secondo Giacobbi. Durante la serata, Carlo Rivolta e Nicola Cazzalini leggeranno alcune pagine del libro, nel consueto appuntamento pre-natalizio, per farci gli auguri con leggerezza, ma senza rinunciare a fare filosofia.

(sponsor del libro: Vailati F.lli – Bosch – Ipercoop Gran Rondò – La Cronaca – Ina Assitalia)

Dibattito

Data: 21.06.2013

Autore: Piero Carelli

Oggetto: DUE O TRE PAROLE SULLA TRILOGIA di Patrizia De Capua

Una nuova “impresa”. Un nuovo regalo “di classe”. Grazie, Patrizia. L’hai preso davvero sul serio il Caffè filosofico. Per te ha costituito un potente stimolo. Uno stimolo che ha ulteriormente potenziato la tua vena creativa. Lo testimoniano i tuoi numerosissimi e qualificati interventi sul nostro sito web. Lo testimoniano, a un livello più elevato, i tuoi tre libri: FiloZofia, Socrate al Ristorante, Filosognando.

Forse non è inopportuno, a conclusione della trilogia, tentare una valutazione d’insieme. Io ci provo. Si tratta, naturalmente, del contributo di un lettore. Del tutto discutibile, quindi. Ciò che mi propongo è fornire l’input ad altri lettori. Abbiamo discusso di molti temi: perché non potremmo e non dovremmo discutere dei “prodotti” più maturi del nostro Caffé?

È utile, in primo luogo, inquadrare l’insieme delle opere di Patrizia: in quale genere collocarle? Quali sono, poi, i loro tratti originali?

Ecco il mio modesto punto di vista.

La filosofia sta vivendo - questa è la mia percezione – una stagione contraddittoria: da un lato registra un tasso di creatività prossima allo zero (gli unici filoni in qualche misura “vitali” - la philosophy of mind e la bioetica – non fanno che andare a rimorchio della scienza; e, forse, dopo l’affermazione di quest’ultima, è giusto così), dall’altro sta toccando un livello di divulgazione molto alto, inimmaginabile fino a poco tempo fa. Assistiamo, in altre parole, a una sorta di nuova primavera della filosofia: un fenomeno, non solo nazionale, ma internazionale. I Caffè filosofici, nati in Francia, si sono rapidamente diffusi. I romanzi filosofici dello scrittore-filosofo norvegese Jostein Gaarder (a partire dal Il mondo di Sofia, tradotto in 38 lingue) hanno fatto il giro del mondo. La philosophy for children, sbarcata dagli States, sta contagiando l’Europa. Di moda anche le “favole filosofiche”: vedi Bencivenga. Proliferano le “introduzioni alla filosofia” (sulle “domande fondamentali”, sui “perché esistenziali”) un po’ in tutte le lingue occidentali. Sono “in” gli scienziati che scrivono testi di divulgazione scientifica con considerazioni filosofico-teologiche (da S. Hawking a P. Davies, da Schroeder a Boncinelli). A ruba, poi, vanno i saggi talvolta irriverenti di Pietro Emanuele. Last but not least, si veda il pullulare dei vari Festival della filosofia.

È in questa nuova stagione animata dall’obiettivo di portare la filosofia dal cielo (degli addetti ai lavori) alla terra che si collocano i libri di Patrizia. Libri che, tuttavia, presentano una loro caratterizzazione peculiare:

§ hanno un tocco di leggerezza e di ironia che difficilmente si trovano in altri testi divulgativi: da qui la loro freschezza, la loro godibilità;

§ prendono lo spunto da ciò che è ordinario (dagli animali alla cucina ai sogni), da ciò che è familiare al lettore per condurre, poi, questi a riflessioni che vanno ben oltre l’orizzonte di partenza;

§ scardinano la scansione temporale: in essi, infatti, gli antichi dialogano con i temi del nostro tempo;

§ affrontano spesso i filosofi con un approccio molto diverso dal cliché tradizionale;

§ non hanno l’intento di insegnare qualcosa (come altre seriose introduzioni alla filosofia), ma solo quello di trasmettere un po’ della gioia di ragionare e della gioia di scoprire gli errori della ragione;

§ sono destinati a un pubblico ampio, ma non sono “popolari”: il destinatario è un pubblico “colto”, anche con un bagaglio filosofico alle spalle;

§ sono capolavori di virtuosismo: notevoli la dimestichezza con le fonti e la capacità di immedesimarsi nei personaggi e nel loro linguaggio;

§ rivelano rare doti immaginative e creative;

§ sono giochi intellettuali. Patrizia si diverte e diverte. Si diverte a fare dell’ironia su chi ha preso troppo sul serio certi guru della filosofia e si diverte anche a fare esplicite allusioni a personaggi politici del nostro tempo.

Libri “intelligenti”. Libri che stimolano la nostra mente a volare un po’ in alto. Il buon Nietzsche diceva che occorre respirare l’aria delle vette se si vuole davvero pensare forte. Già: dall’alto tutto appare diverso, tutto assume un valore differente, anche il teatro attuale della politica. Un’evasione da ciò che è squallido quaggiù? Una fuga irresponsabile nel regno della fantasia? Tutto dipende da noi. Giochi intellettuali come quelli di Patrizia possono stimolare la nostra immaginazione, possono regalarci il piacere di “giocare”, il piacere di ragionare. Il piacere di guardare “oltre”, di immaginare qualcosa di diverso. Non è lo stesso Calvino a sostenere che il “gioco è sempre stato la fonte primaria della cultura”?

Caffè filosofico, 10 dicembre 2007

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