CREMA DEL PENSIERO 2023 - PIERO CARELLI - DOMANDE A MARGINE DELL'INTERVENTO DI UMBERTO GALIMBERTI

11.06.2023 11:52

DOMANDE.

SOLO DOMANDE.

 

Premessa

Nessuna riserva, sia chiaro, nei confronti di un filosofo della statura di Umberto Galimberti (chi sono io?), semmai un elogio per avermi provocato a pensare: non è questo il compito numero uno della filosofia?

 

Una seconda premessa

Le mie sono semplici sensazioni, o meglio semplici domande che un ingenuo di provincia pone a se stesso.

Già, domande: non domande tese a mettere in crisi un interlocutore sedicente sapiente, ma rivolte a me stesso nella consapevolezza che posso avere frainteso o non compreso pienamente.

Non è forse che il filosofo in questione, magari pressato dalla tirannia del tempo, abbia esagerato nelle semplificazioni?

Non è una semplificazione dire che l’Occidente (noi), nella sua lunga storia, non ha fatto altro che parlare il linguaggio di Platone e di quel platonismo popolare che è il cristianesimo?

Non siamo di fronte a un raffinato gioco intellettuale, quello di applicare la scansione triadica del cristianesimo, a ogni nostro sapere?

è Da che cosa dovrebbe partire uno psicoterapeuta se non da una “malattia” (che c’entra col peccato originale?) con l’obiettivo della “guarigione” (che c’entra con la redenzione?)?

è Da che cosa dovrebbe partire un riformatore sociale se non dall’ingiustizia sociale per poi prendere (o sollecitare) misure tese a liberare, anche se gradualmente, l’umanità dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo?

è E che cos’è il progresso scientifico se non un progressivo superamento (seppur provvisorio) della “ignoranza” precedente?

Non abbiamo a che vedere, qui, con l’applicazione di uno schema astratto che – direbbe Sartre – fa violenza, anzi violenza… idealistica, alla realtà, sempre più complessa delle nostre idee?

 

Un gioco intellettuale caro ai filosofi?

Forse, sì. Lo stesso Severino non vede in Platone il fondatore della tecnica occidentale? Questo vuol dire che senza Platone l’umanità non avrebbe inventato l’aratro, … i robot, l’intelligenza artificiale? Forse che i cinesi che ci hanno preceduto in ambito tecnologico sono stati ispirati dal filosofo di Atene?

La semplificazione di Severino si inserisce in una geometrica logica: è figlia diretta di un postulato che il filosofo considera incontrovertibile.

In quale logica si collocano le semplificazioni di Galimberti?

 

E ancora: non è una semplificazione (azzardata) la concezione di un Occidente al tramonto in quanto indissolubilmente permeato dal linguaggio platonico-cristiano?

È ormai da tempo che l’Occidente si sta secolarizzando (e Nietzsche lo sapeva bene se ha constatato la morte di Dio): ne deriva che la storia occidentale è giunta alla fase terminale?

 

Scenari suggestivi, ma… non è uno dei compiti della filosofia educare alla complessità?

 

E ancora: è il caso oggi di infierire ancora (magari con un gusto sadico) contro il cristianesimo (pur fondato da Paolo) quando questo è una delle forze più vitali e più sane del pianeta e che si batte in prima linea sui fronti dell’attenzione agli ultimi (anche alle vittime dell’ingiustizia sociale), della pace e della custodia del creato?

Perché, inoltre, presentare Nietzsche senza un minimo di vaglio critico, sposandone di fatto le parole come se fossero le parole definitive della filosofia, invece che martellarlo socraticamente di domande (come ha fatto correttamente Mancuso)?

In un tempo di diffuso smarrimento dell’umanità abbiamo bisogno di “demolitori” o di “costruttori”, magari di chi prova a costruire, dopo avere distrutto, indicando nuovi possibili orizzonti, un “oltre” da realizzare insieme?