https://ko-fi.com/post/TikTok-Likes-2021-It-is-possible-O5O02ND1R
Do you want be famous on tiktok? Click link above and enjoy fans and followers free! 2021 UPDATED!
tik tok hack 2021,tiktok likes 2021 free,tiktok fans 2021 free,tiktok free followers 2021,tiktok free usa hack 2021,tiktok free likes usa 2021,tiktok free followers 2021 usa,hearts free tiktok
KW:
Tik Tok Fans Generator Without Verification 2021
How To Get Free Tiktok Followers No Human Verification 2021
How Do You Get More Followers On Tiktok 2021
Free Tiktok Likes No Survey 2021
Source of article:
2. https://www.purchase.edu/live/events/21400-tik-tok-video-competition
FILOSOFIA E EVOLUZIONISMO - RELATORE: VALERIO POCAR
Tag:
Dibattito
Data: 28.12.2020
Oggetto: How To Get Tiktok Followers For Free No Verification 2021
Data: 26.12.2020
Oggetto: ROBLOX Hack Tool 2020 DECEMBER UPDATED
https://graws-things.tumblr.com/
KW:
How To Earn ROBLOX Gift Cards Fast 2021
How To Get Free ROBLOX Gift Cards No Human Verification 2021
Script For ROBLOX Gift Cards 2021
Free Redemtion Codes For ROBLOX Gift Cards 2021
Data: 19.07.2020
Oggetto: Thank you very much for the invitation
Thank you very much for the invitation :). Best wishes.
PS: How are you? I am from France :)
Data: 19.04.2020
Oggetto: Get More Likes And Followers On INSTAGRAM Free 2020 APRIL
[url=https://iamnotarobot.net/instagram-free-followers-how-to-do-it]Followers Gratis INSTAGRAM 2020 APRIL[/url]
First, present your unique view of the world. Instagram is a area where you create and perform your own lifestyle. make a strategy (that is, define your goals and methods by which you will assume them), and later consistently take on board it by regularly publishing the content.
Check what photos get the most likes. Instagram users choose illustrations in vivacious tones, in the same way as lightening filters, preferring blues rather than shades of red. You can apply filters from Instagram, but you can then use more powerful apps, such as Vsco, Afterlight or Snapseed, in which we will find a lot of great effects and editing options for our photos. The mobile (and free!) explanation of Lightroom - one of the best photo processing programs from the Adobe suite - is in addition to definitely popular.
Afterlight is actually quite a easy tool, but it contains all the valuable functions and as many as 74 every second effects. One of the most interesting options is draw attention to Tone, which allows you to slant stirring the blue color, which gives the photos a cleaner, fresher look. Snapseed, in turn, allows for selective settings in a selected place of the photo, which works good in situations where we want to focus the viewer's eyes on a specific area of the photo. on the new hand, Lightroom will allow you to precisely accustom yourself the brightness and saturation of the chosen color, e.g. by playing in imitation of the blue color slider you can create water and atmosphere acquire a well-liked turquoise shade.
Camera + is moreover a good application (only for iOS). It costs $ 2.99, which is fully worth investing! It will allow you to acquire effects thesame to professional equipment. This application has been credited by epoch and Wall Street Journal for making vis--vis every shot look indigenous and great.
KW:
Free INSTAGRAM Followers No Verify 2020 APRIL
Gain Free Followers And Likes On INSTAGRAM 2020 MAY
Free Ig Accounts With Followers 2020 APRIL
Get More Followers 2020 MAY
Data: 16.04.2020
Oggetto: How To Hack Accounts ROBLOX MAY 2020
https://billscheatworld.com/ROBLOXHackOnlineUltimate - ULTIMATE GENERATOR for ROBLOX GAME Club BUILDERS AVAILABLE! 2020 APRIL/MAY UPDATED!
KW:
Robux Free Generator 2020 APRIL UPDATED
ROBLOX Rs Hack 2020 APRIL UPDATED
Data: 09.12.2019
Oggetto: Can you help me translate
i am from Italy hello. Can you help me translate? /rardor
Data: 21.06.2013
Oggetto: EVOLUZIONISMO / CREAZIONISMO
Si è recentemente riacceso un dibattito che in realtà non si era mai spento, fra sostenitori del creazionismo e sostenitori dell’evoluzionismo. Le due posizioni sono note: la prima individua l’origine dell’uomo e della sua specificità rispetto agli altri esseri cioè l’intelligenza, in un intervento razionale e finalistico eccezionale ed estraneo all’uomo stesso; la seconda affida tutto ciò che caratterizza l’uomo, ed in particolare la sua intelligenza, ad un processo evolutivo quale schematicamente è stato per la prima volta espresso da Charles Darwin.
Ora – ed è questa un po’ la novità – negli Stati uniti d’America è in campo una teoria che, almeno a parole, intenderebbe porsi come un elemento di mediazione fra le due posizioni: la teoria dell’”irriducibile complessità” dell’essere vivente e in particolare dell’uomo che spingerebbe a ritenere insufficiente la concezione evoluzionistica, pur accettata per taluni passaggi biologici, per spiegare appunto la complessità e unicità della vita. In particolare si sostiene insufficiente rimanere nel solo riferimento alla materia per arrivare alla coscienza.
In realtà tale concezione non fa che spostare un poco più in avanti il problema e rivendicare da ultimo ancora la necessità dell’intervento creazionistico.
Ancora una volta appare necessario distinguere l’ambito della scienza da quello della fede e della filosofia. Aspettarsi che sia la scienza a risolvere problemi di carattere “globale”- quale è appunto la spiegazione dell’origine della vita razionale – significa tradire il significato stesso della scienza, che si pone come una indagine specifica nel campo della parzialità , ambito da cui essa in nessun modo può uscire avendo come unico strumento a disposizione l’osservazione empirica ( per quanto sempre più potenziata e sofisticata). Diverso è l’ambito della fede che invece si propone esattamente di superare la barriera del mondo empirico per far posto a convinzioni e a credenze di carattere “assoluto” frutto di una illuminazione o addirittura di una rivelazione divina. Si tratta insomma di credere negli “invisibilia” sulla base di un rapporto di fiducia nei confronti di Dio.
In nessun modo la scienza potrà parlare esplicitamente della dimensione dell’assoluto; così come non potrà essere la dimensione dell’assoluto a spiegare le domande scientifiche. L’”irriducibile complessità” intende essere una dimensione tutto sommato di fede indebitamente infiltratasi nel campo scientifico. Potrà anche essere vera, ma in nessun modo potrà fregiarsi (o abbassarsi) del titolo di scienza. Ma la filosofia invece, è appunto il luogo dove “con verità” si affronta la dimensione della totalità, o dell’assoluto.(ciò che riguarda il “tutto” non può che riguardarlo per sempre). Dove quindi il problema dell’origine (e del fine) trova la sua risposta; e la trova nella affermazione incontrovertibile dell’impossibilità che ciò che è, sia stato un niente, o possa diventare mai un niente. E’ quindi sulla base del principio di non contraddizione riferito all’essere che la figura filosofica della “creazione dal nulla” esprime invece la propria autocontraddizione.
Ritorna prepotente d’attualità la domanda che il neoplatonico rivolgeva a S. Agostino: “che faceva Dio prima di creare?”. E non si potrà stavolta sfuggire al problema con abilità puramente retorica.
Data: 21.06.2013
Oggetto: Riflessione
Anch'io mi sono chiesto : ma come è possibile che l'evoluzionismo sia oggetto, all'alba del XXI secolo, di attacchi così aggressivi e imprevedibili, in un' epoca comela nostra, così spettacolarmente segnata dallo sviluppo tecnico-scientifico?
Sgombro il campo da un equivoco possibile: sono uno spiritualista, e credo che l'evoluzionismo sia una teoria assai più descrittiva( ed in modo convincente) che esplicativa.Credo cioè che dia solo ragione in parte del fenomeno-vita,credo..Del resto non è così comunque e ovunque, in qualsiasi territorio disciplinare, per il discorso scientifico?
E tuttavia,in termini puramente scientifici e meramente descrittivi,l'evoluzionismo è incontestabile, persuasivo documentato. E, sinora almeno, ormai accettato nel mondo della cultura e, persino, ecclesiastico. Come spiegare questa recrudescenza di creazionismo? Butto lì un paio di spiegazioni possibili:
la crisi della Modernità e delle sue tradizioni di pensiero ha contribuito a rilanciare posizioni spiritualistiche ( quorum ego ) e, in Italia, un'imponente rimonta di clericalismo, che non può non preoccupare i laici, spiritualisti, agnostici o atei che siano. Per di più, in Italia, il clericalismo è una delle armi di lotta politica della Destra ( che non ha niente a che vedere, sia detto per inciso, con la tradizione del liberal-conservatorismo, così rispettoso della laicità dello Stato).
Ha ragione il vecchio Freud ( opportunamente citato da Patrizia De Capua ). Mi spiego: la cultura post-moderna è una cultura del narcisismo; non può stupirci che rifiuti concezioni del mondo profondamente anti-narcisistiche, e quindi Darwin e l'evoluzionismo ( ma anche Freud e la psicoanalisi, che non a caso è fortemente contestata dalla cultura post-moderna).
Mala tempora currunt.
Data: 21.06.2013
Oggetto: Sull'evoluzione divina e la conciliazione delle posizioni
Titolo blasfemo! Un Assoluto in evoluzione!
So che qualcuno si dirà, da lui possiamo aspettarci questo e di peggio, oppure, non capisco perché si prenda la briga di voler conciliare quando tutte e due le posizioni, quella del credente e quella del realista gnostico, trovano pieno appagamento in se stesse.
Non voglio conciliare proprio niente, mi accorgo semplicemente che una visione delle cose, e non solo mia, ma anzi estremamente antica, non vede contraddizioni.
Il problema caso mai è: perché nel corso dei millenni quel che dirò è stato detto tante volte, e poi sono arrivate anche le conferme scientifiche, ma in tanti, per paura di cadere in una nuova credenza, o per estraneità a quanto non concordava con i canoni della propria, abbiano voluto capire altro o semplicemente girar pagina?
Partiamo, a caso, dall’antica Persia, poi andremo avanti ed indietro nelle concezioni storiche dell’assoluto.
A cavallo del V secolo a.c. dallo zoroastrismo gemmano varie concezioni filosofico – religiose che non si accontentano più dell’opposizione del bene e del male, impersonati da opposte divinità, come visione sacra del reale.
Fondamentale fra le tante sfumature del nuovo credo lo Zurwaismo.
Con potente intuizione la divinità, Zurwuan, è identificata nel tempo.
Non più una singolarità, attivamente o meno impegnata nelle cose del mondo, ma l’unica cosa di cui abbiamo esperienza senza alcuna possibile concezione: il tempo, il substrato stesso del divenire.
Ora, il fatto che il pensiero scientifico abbia posto il tempo fra le componenti delle celebri formule einsteiniane, al pari di grandezze misurabili, non ci aiuta proprio per niente a concettualizzarlo.
In tale concezione religiosa tuttavia la connessione con il mondo materiale viene ad essere poco chiara, almeno da quanto ci è attualmente dato di sapere su quell’antica dottrina: chiaro comunque che il senso delle cose starebbe nel loro divenire (evoluzione) e che lo spirito che anima il processo, in quanto tempo, è la divinità.
Balziamo avanti fino all’inizio dello scorso secolo: Teilhard de Chardin espone la sua dottrina secondo cui il “grande progetto” esisterebbe, ma si svilupperebbe in senso evoluzionistico.
Sì proprio così Dio si autorealizza!
All’inizio della storia dei tempi tutto è materia, alla fine tutto è divinità: scopo dell’evoluzione? Dar vita progressivamente nel tempo a Dio.
Blasfemo! Già, peccato che l’abbia concepita un prete questa visione, ed un prete poco osannato ma mai sconfessato dal pensiero religioso cattolico.
Ora il fatto è che oltre ad essere un religioso T.d.C. sia stato anche un uomo di scienza, un geologo: si potrà dire quindi che non ha resistito alla pulsione di conciliare le proprie conoscenze sui fossili con la sua visione cattolica del divino. Una voce isolata, aberrante, ed inoltre un richiamo ad una religione protostorica che solo io voglio evidenziare, quindi non fa testo!
Certo, peccato che la sua concezione del Dio come materia e biologia sia stata già quella di Spinoza e che rispetto alla somma del tutto, in senso materiale, questa visione non ci parli di altro che della teoria del big bang.
Non a caso Hawking parla del big bang come di un modello “Dio compatibile”.
Ma sicuro che il big bang sia una teoria di nuova formulazione e nata dalla scienza?
L’esposizione scientifica non è altro che il sistema per dare un alfabeto a ciò che la mente già sa.
Andiamo ad oriente, Cina, vari millenni fa: il tai.chi è l’emblema della realtà in forma di cerchio con una linea di demarcazione sinusoide, simbolo di rotazione, che separa i due colori, ognuno dei quali porta in se un pallino del proprio opposto.
Il simbolo é noto a tutti per averlo visto in negozi di cose orientali o in altre mille occasioni.
Bene, il pensiero preconfuciano ci ha tramandata anche l’idea che il Tai Chi nasca dall’ U Chi, il nulla assoluto, rappresentato da un cerchio vuoto.
Non si tratta di altro che della rappresentazione grafica ed ideologica di ciò che recentemente la scienza ha definito il momento di Planck: ad una frazione infinitesimale di tempo dal momento zero del Big Bang, un secondo alla meno sei se non sbaglio, nasce l’Universo e la materia si espande come massa amorfa rotante, salvo bolle di antimateria che si demarcano all’interno (i pallini del tai chi).
Antecedentemente a quel momento la nostra conoscenza, come modello matematico, si ferma, perché tutto perde di significato comprensibile.
Ma come hanno fatto antichi cinesi a fare un disegno che rappresenta l’inizio del mondo?
Si può rispondere che hanno voluta rappresentare la loro conoscenza dell’ordine delle cose, in cui anche l’inizio del mondo è compreso.
Comunque è dimostrato che l’uomo è capace di disegnare, in alterate condizioni percettive, il risultato grafico di complicate equazioni frattaliche senza conoscere niente sull’argomento o averle mai viste. Ma non divaghiamo. Cosa voglio dimostrare?
Che un’intuizione forte precorre il tempo della conoscenza e che delle nostre visioni intuitive della “così detta realtà” dobbiamo fidarci, perché quella forma di consapevolezza comunicabile che chiamiamo “dimostrazione scientifica” arriva solo dopo che tanti hanno detta la stessa cosa essendo considerati solo dei mistici, se non un po’ suonati.
Bene ancora, blasfema o meno la concezione di un Dio evolutivo che ci attende alla fine dei tempi, ma che essendo il tempo stesso, già nostra sostanza attualmente e non con noi dall’alto, mi sembra che non trovi contraddizioni né in una visione religiosa, se aperta, né in una visione gnostica.
Tento una definizione: Dio come “concezione del pensiero in cui la somma del tutto è uguale ad Uno, tempo e pensiero stesso compreso”.
Nulla di originale, è stato già detto in altre forme. Infatti.
Si può obiettare che una costruzione di questo tipo comunque costituisce un modello finalistico, una specie di disegno divino. Vero e falso, affrontiamo un altro aspetto.
Attualmente si discute sull’ipotesi che l’evoluzione non avvenga solo per “caso e necessità”, ma la materia stessa abbia una intrinseca volontà di “complessazione”, che l’ereditarietà non sia basata solo sulla trasmissione di geni, ma bensì di geni che trasmettiamo ai nostri figli modificati dalle nostre esperienze ed abilità acquiste: ad esempio il contatto con l’informatica sta espandendo geneticamente certe zone del cervello dei nostri figli: trasmettiamo loro un’abilità acquisita?
Pare stiano arrivando le dimostrazioni dall’RMN funzionale del cervello.
Ora c’è da chiedersi: ma se questa materia vuol divenire vita, se questa vita vuole evolversi, sa dove va? A cosa mira?
Ovviamente no, non lo sa, ma tutto procede per una spinta intrinseca, non per una volontà esteriore, in un’ipotesi di questo genere.
Quindi senza bisogno di un Attore esterno,il Quale ne costituisca la conseguenza come Somma del tutto?
Si può pensare che ciò avvenga nella Sua presenza piena lungo tutto il processo, non in base alla fase di sviluppo, nella Sua Forma Totale, essendo il tempo stesso Suo costituente.
Bene, immagino che il pensiero attuale di chi mi legge, almeno di quelli che hanno lasciato acceso il P.C., sia: questa illazione non serve a niente, per quanto possa essere una costruzione logica, sia pur basata solo su vaghi riferimenti.
Ribadisco, non si tratta di un’idea mia, ma di una posizione dura a morire nei millenni, anche se ogni volta che si ripresenta riappare come falsamente originale, senza riferimento agli antecedenti, dato che la figura, o il movimento di scena che la ripropone, li ignora.
Io ripropongo solo i parallelismi.
Credibile, alcuni diranno.
Ma ancora… a che serve?
Serve, serve questa come tante altre per turare il buco di cui abbiamo parlato in modo diverso.
Serve perché il buco lo possiamo turare o con un pacchetto di verità preconfezionata oppure filosofeggiarci sopra, ma pensare di poterlo lasciare aperto ed occuparsi di altro è inutile, è una mutilazione comunque.
Serve perché se guardiamo alla nostra esperienza di viventi non possiamo non accorgerci, da esseri intelligenti, che la realtà non è ciò che tocchiamo con mano, e neanche noi stessi, la nostra individualità psicofisica di cui superficialmente ci accorgiamo, solo ciò.
E’ una sensazione palpabile e non priva di dimostrazioni, su cui non mi soffermo in uno scritto così breve, ma se ne può parlare.
Doveroso quindi, fra i significati da dare alla nostra esistenza individuale, tentare l’interpretazione del legame fra quanto a noi sperimentabile e quanto non accessibile per dare coerenza al tutto, con modelli condivisi, o ognuno magari con il proprio modello.
A questo punto riprendo la domanda iniziale: perché una visione che in varie forme è stata più volte proposta da tempi quasi preistorici, almeno per la nostra cronologia occidentale, a quelli recentissimi della conoscenza scientifico filosofica, non ha mai preso piede?
Con dispiacere per l’Individuo debbo ammettere un’ipotesi: perché comporta la piena presa di responsabilità individuale, pur nell’ammissione della realtà del trascendente, nessuno spazio alla delega.
Nel momento in cui la Divinità non è più immanente su di noi, ma noi stessi ne siamo la componente, per così dire la stoffa per il momento più fine, nostro è il giudizio assoluto, nostro il peso delle azioni, senza spazi per la consolazione.
Ultima obiezione: ma a che serve un Dio che non si saprebbe nemmeno da dove possa trarre la propria autocoscienza e che se ne sta passivo ad attenderci alla fine dei tempi mentre questo giocattolo, il creato, si dipana e si raggomitola per realizzarLo perché poi Lui stesso si sparpagli nuovamente nella bruta materia?
Questo possibile ragionamento contestativo esprime un limite proprio della natura stessa della nostra intelligenza di uomini, sviluppatasi per affrontare problemi pratici e promuovere quindi la crescita individuale e della specie nella sua evoluzione.
Se questo strumento lo applichiamo all’astratto cade in trappole di questo tipo.
Quando il pensiero buddista, molto più vicino ai temi dell’universale, ha visto, vedi caso sempre la stessa storia, l’universo come l’alternarsi dei respiri di Brahama, espansione ed implozione, non si è mai posto questo problema.
Infatti potrei semplicemente rispondere e rispondermi: a che serve ? Serve a servire!