(Presentazione del Presidente Tiziano Guerini)
In quanti modi si può dire “Socrate”?
C’è il Socrate concettuale ed eroico di Platone; c’è il Socrate acchiappanuvole di Aristofane e quello di Nietzsche della scelta “apollinea”; c’è il Socrate corruttore della gioventù e quello ironico indagatore dei dubbi …
Oggi (invece) Socrate va al ristorante, a patto però che le chiacchiere improvvisate e di solito banali e vacue che di norma vi si tengono, diventino discorsi seri anche se non necessariamente seriosi ed astrusi; al contrario, piacevoli e forse utili, e anche forse un po’ inusuali.
È il piacere della discussione senza insulti e nemmeno con la volontà di arrivare per forza ad una conclusione: soprattutto senza il desiderio polemico di convincere l’interlocutore ad ogni costo. Basta esprimere una opinione, cioè “opinare” che significa avere un’idea (sì, questo è proprio necessario), ma essere anche pronti al dubbio a favore di un’altra.
Nessuna prevaricazione quindi: in fondo – dice Emanuele Severino – “la verità autentica non soffoca e non annienta la non-verità; la lascia assolutamente libera, non le impone alcunché, e scorge che in questa sua libertà assoluta la non-verità è autonegazione”.
Una specie di non-violenza filosofica.
È il progetto del Caffè filosofico, nato nel corso degli anni novanta a partire dalla Francia, per poi espandersi un po’ in tutta Europa. Qui la discussione si fa appunto disinteressata rispetto alla volontà spasmodica e immediata di consenso che attanaglia invece il dibattito socio-politico o sindacale, e perfino quello religioso.
Socrate oggi vuol dire filosofia e filosofia significa – in modo conscio o inconscio – la rappresentazione che abbiamo del mondo, cioè in fondo la nostra vita.